Pagina:Memorie storiche su la vita gli studj e le opere di Lionardo da Vinci.djvu/142

Da Wikisource.

DI LIONARDO DA VINCI. 131

ben finiti, e sovente confondonsi coi lavori del maestro... Egli, morendo, lasciò le opere di Lionardo nella sua casa di Vavero ai suoi figliuoli, che avendo differenti gusti e impieghi, negligentarono que’ tesori, e ben presto li dispersero. Lelio Gavardi ne prese ciò che gli piacque. Ne portò 13 volumi a Firenze, sperando di ricavarne buon prezzo dal gran duca Francesco, che volenteroso era d’acquistare simili opere; tanto più che Lionardo era molto stimato nella sua patria. Ma all’arrivo del Gavardi a Firenze il principe morì1, ond’egli sen venne a Pisa. Io non potei astenermi dal disapprovare la sua condotta: egli arrossinne; e poichè io, avendo colà terminati gli studj, dovea tornare a Milano, mi consegnò i volumi del Vinci, pregandomi di restituirli ai Melzi. Io feci lealmente la sua commissione, e ’l tutto riportai al sig. Dott. Orazio capo della famiglia Melzi, che fu ben sorpreso perchè io mi fossi preso tanto incomodo; e regalommi que’ libri, dicendomi che molti altri disegni aveva dell’autor medesimo, negligentati da lungo tempo in un angolo della sua casa di campagna. Così que’ libri divennero miei, e poscia de’ miei


  1. Nel 1587.