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92 arco traiano


Quarto quadro grande (sulla facciata interna, nell’intercolunnio, a destra dell’osservatore, in corrispondenza del precedente) Tav. XVII.

Questo quadro è il meno interpretato da Rossi, come vedremo, e quello, per conseguenza, che ha richiesto il maggiore studio. Egli, di fatti, lo battezza per l’adozione di Traiano da parte di Nerva; vedremo che è tutta una chimera. Ma, pria di tutto, fa mestieri descrivere il quadro.

Dodici figure lo compongono, distribuite in tre piani. Nel primo, sulla destra, cioè verso la cantonata, emerge maestosa la figura di Traiano, più maestosa ancora che nel quadro precedente, per la più favorevole posizione della persona, la quale, presentando tutto il dinanzi del corpo e il sinistro lato scoverti, lascia scorgere meglio la grandiosità della toga. Quivi l’artista ha lavorato di genio, porgendoci uno dei più splendidi esempii di ricco panneggiamento, con giochi di pieghe e risvolti per quanto complessi e difficili, altrettanto naturalissimi. L’artista ci ha dato un capolavoro d’arte e la prova più sicura che quest’abito doveva imporre rispetto nella sua grandiosità ai vinti1. In pari tempo da questa figura di Traiano apparisce tutta la maestà della sua persona quale gli storici ce l’han descritta2.

Egli è in atto di stender la destra al prossimo personaggio che gli si fa incontro nel mezzo del quadro, nel primo piano. Questi è pure togato, ma con la toga men grandiosa, cioè della seconda maniera3, e stende la mano diritta al Principe. Sventuratamente tutti e due i personaggi hanno rotta la man destra, e non può scorgersi il meglio dell’azione.

Alle spalle del precedente sono due altri personaggi, togati al modo stesso, ma l’uno nel primo, l’altro nel secondo piano. I due più prossimi a Traiano hanno viso più giovanile, col mento coverto appena di tenue barba; mentre il terzo, sul margine estremo del quadro, nel primo piano, ha volto più maturo e barba più appariscente.

  1. Plinio, paneg. capo LVI.
  2.  id. id. capo IV.
  3. Vedi a pag. 75 di quest’opera.