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arco traiano 137


Ma ciò non scosse la determinazione di Traiano, il quale proseguì il cammino verso la Siria ed entrò nella capitale, Antiochia, nel gennaio o nell’ottobre dell’anno 113 dell’era volgare. Di poi si spinse verso l’Armenia, ove fu incontrato da Arbando, figliuolo di Abgaro, e poi da questi stesso, su intercessione del figlio, il quale col suo bello aspetto seppe placare gli sdegni del romano Principe. E proseguendo ancora la sua marcia gli fu reso omaggio a Satala, città dell’Armenia minore, da Anchialo, re degli Eniochi, della Circassia, verso il Mar Nero. Partamasire, vedendo la cattiva parata e la sottomissione dei più, e ascoltando forse i consigli del figliuolo di Marco Giunio, governatore della Cappadocia, si decise a recarsi incontro a Traiano. Se non che questi, sdegnosamente il trattò, e non volle riceverlo che in pubblico, in mezzo al campo, essendo egli assiso sul trono, e facendogli deporre ai suoi piedi la corona reale. Per siffatta mortificazione ricevuta Partamasire pregò gli fosse concessa una particolare udienza dal potente di Roma, che gliel’accordò, ma senza restituirgli la corona, anzi dicendogli che l’Armenia sarebbe rimasta sotto un governatore alla immediata dipendenza dell’impero. E per dargli maggior soggezione, Traiano, assisosi di nuovo sul trono, e fattolo richiamare, alla presenza di tutti fece manifesto il discorso fra loro tenuto in privato. Partamasire impetrò nuovamente il perdono e il diadema con promessa di giurare omaggio e fedeltà, ma non trovò ascolto, e se ne partì con gran mortificazione sotto buona scorta di romani. Proseguendosi poi la guerra, fu disfatto e ucciso, per la qual cosa l’Armenia divenne provincia di Roma.

Questo celebre avvenimento della vita di Traiano fu scolpito nell’arco di Roma, e oggi lo si ammira ancora in uno dei quadri dell’arco di Costantino1.

Ora Rossi comincia dal ritenere che Partamasire sia il personaggio che è fra Traiano e il primo degli stranieri, e si diffonde a discorrere sulla di lui vestitura. L’ho detto già, Rossi questa volta ha fatto sfoggio di poesia, sino a scambiare Giove per Partamasire. È quella stessa figura di Giove che abbiamo già

  1. Bellori, op. cit. tav. 31.