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232 arco del sacramento

esisteva in un fianco, sotto la cucina dell’episcopio; ma ora vi si può pervenire dal vicino ospedale di San Gaetano, al quale questo vuoto è stato aggregato da un paio di anni per concessione temporanea del nostro Emin. Arcivescovo, che ne aveva il possesso. Al presente tal vuoto è stato ridotto ad uso di stanza, ed è stata aperta una finestra nel muro meridionale, dove nella Tav. XXX si vede appena segnato un foro.

Oggi l’interno è stato pure intonacato a nuovo; ma allorquando io vi penetrai la prima fiata vi era un intonaco antico su porzione delle pareti con avanzi di pitture e molte iscrizioni graffite. Supposi che fosse servito di prigione in una certa epoca, e vi si sieno fatti discendere i condannati per la botola per la quale io vi discesi.

Sottoposto alla cucina dell’episcopio esiste un altro vuoto o camera, il quale, insieme a quella, costituisce un’opera aggiunta con murature disparate, che io ho ben distaccate nella Tav. XXX, al di sopra dell’estradosso dell’ultimo descritto volto, con tratteggio più appariscente.

Da un contiguo sotterraneo dell’episcopio ebbi la opportunità di osservare che la parete orientale della pilastrata del nostro monumento è libera dalle fabbriche dell’episcopio stesso, esistendovi un profondo vuoto1, ed è rivestita tutta di mattoni. Di là ebbi anche occasione di scovrire che parallelamente a detta parete esiste ancora una muraglia romana, di grossi parallelepipedi calcarei di struttura pseudisodoma, la quale verrebbe tutta in luce, ove si demolisse appena il cantone sud-ovest del muro del giardino dell’episcopio, dove al presente esiste una fontana pubblica. Tal demolizione lascerebbe pure isolato il nostro monumento per due facce della pilastrata orientale. Quando tratterò del Duomo cercherò di collegare queste muraglie romane alle altre opere romane che son sotto il braccio occidentale della nave traversa.

Guardando la Tav. XXX, vien fatto di scorgere sulla sinistra, in alto, verso il cantone sud-ovest, un blocco di muratura a getto, lungo m. 3.00, altrettanto alto e sporgente di m. 1.10 (Tav.

  1. Serve di pozzo nero.