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12 arco traiano


Io, accettando completamente questo giudizio, aggiungo che l’Arco di Benevento non solo è poco conosciuto, ma è malamente conosciuto. Mi ingegnerò di trovarne le ragioni, perchè quella del prelodato scrittore non è la sola.

Egli è vero che la fama maggiore alle opere d’arte ed ai monumenti la fanno i viaggiatori, artisti o amatori che sieno; e che la persuasione della bellezza e del pregio di quelli nasce dal ribadire che essi fanno nei loro libri, nelle loro memorie delle impressioni riportate dai luoghi visitati. Ma ciò che non han praticato i forestieri, l’avrebbero potuto quei del luogo; se non che è avvenuto che essi per i primi, per servirmi di una espressione di Wey,1 a forza di incontrare ogni giorno il loro monumento, come ornamento di un quadro troppo sorprendente perchè si discenda all’analisi, a forza di passarvi sotto e di vederlo, si son dimenticati quasi di guardarlo. Così si spiega che gli scrittori patrii, pur lodando a Cielo l’opera, si hanno risparmiata la cura di un esame critico, paghi di essersi affidati all’autorità di Sebastiano Serlio, il quale, come dimostrerò, non colse neppure nel segno, e studiò il monumento sotto il solo aspetto architettonico, trascurando l’altro della scultura.

E poichè ho già accennato a lui, dirò che il primo, fra gli autori pervenutici, che abbia scritto intorno all’Arco Traiano di Benevento, fu Sebastiano Serlio, Bolognese, uno dei restauratori dell’Architettura Greco-Romana,2 il quale analizzò i dettagli del nostro Arco come studiò tutti gli altri monumenti, secondo gli altri Architetti del rinascimento praticarono, col precipuo scopo di desumerne i rapporti delle varie parti e di paragonarli ai precetti rigorosi di Vitruvio. Quale specie di lavoro analitico, se valse a far rintracciare le buone regole smarrite dell’architettura, non destò alcun entusiasmo, perchè fu piuttosto l’opera di un grammatico che di un letterato. Le corde dell’arte, pertanto, non vibrarono suoni delicati d’entusiasmo.


  1. Op. cit. pag. 71.
  2. Tutte le opere di Architettura e prospettiva di Sebastiano Serlio, Bolognese, Venezia, eredi di Franc. dei Franceschi MDC, pag. 103 e 104 a tergo.