Sien mute le lingue, sien pronte le braccia:
Soltanto al nemico volgiamo la faccia,
E tosto oltre i monti n’andrà lo straniero,
Se tutta un pensiero — l’Italia sarà.
Non basta il trionfo di barbare spoglie,
Si chiudano ai ladri d’Italia le soglie:
Le genti d’Italia son tutte una sola,
Son tutte una sola - le cento città.
Va’ fuora d’Italia, va’ fuora ch’è ora,
Va’ fuora d’Italia, va’ fuora, o stranier!
(Aggiunta posteriore) *
Se ancora dell’Alpi tentasser gli spaldi,
Il grido d'all’armi! darà Garibaldi:
E s’arma allo squillo, che vien da Caprera,
Dei mille la schiera — che l’Etna assaltò.
E dietro alla rossa vanguardia dei bravi
Si muovon d’Italia le tende e le navi:
Già ratto sull’orma del fido guerriero
L’ardente destriero — Vittorio spronò.
Va’ fuora d’Italia, va’ fuora ch’è ora,
Va’ fuora d’Italia, va’ fuora, o stranier.
Per sempre è caduto degli empî l’orgoglio,
A dir — Viva Italia! — va il Re in Campidoglio
La Senna e il Tamigi saluta ed onora
L’antica Signora — che torna a regnar.
Contenta del regno fra l’isole e i monti,
Soltanto ai tiranni minaccia le fronti:
Dovunque le genti percuota un tiranno,
Suoi figli usciranno — per terra e per mar.
Va’ fuora d’Italia, va’ fuora ch’è ora.
Va’ fuora d’Italia, va’ fuora, o stranier.