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atto primo 175

SCENA IX

Fabbriche in parte rovinate vicino al soggiorno di Catone.

Cesare e Fulvio.

Cesare. Giunse dunque a tentarti
d’infedeltade Emilia? E tanto spera
dall’amor tuo?
Fulvio.  Sí; ma, per quanto io l’ami,
amo piú la mia gloria.
Infido a te mi finsi
per sicurezza tua. Cosí palesi
saranno i suoi disegni.
Cesare.  A Fulvio amico
tutto fido me stesso. Or, mentre io vado
il campo a riveder, qui resta, e siegui
il suo core a scoprir.
Fulvio.  Tu parti?
Cesare.  Io deggio
prevenire i tumulti,
che la tardanza mia destar potrebbe.
Fulvio. E Catone?
Cesare.  A lui vanne, e l’assicura
che pria che giunga a mezzo corso il giorno
a lui farò ritorno.
Fulvio.  Andrò, ma veggo
Marzia che viene.
Cesare.  In libertá mi lascia
un momento con lei: finora invano
la ricercai. T’è noto...
Fulvio.  Io so che l’ami;
so che t’adora anch’ella; e so per prova
qual piacer si ritrova
dopo lunga stagion nel dolce istante
che rivede il suo bene un fido amante. (parte)