Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/308

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302 iv - ezio


Massimo, di scolparti il tempo è questo.
Finché il reo non si trova,
il reo ti crederò.
Massimo.  Perché? Qual fallo?
Sol perché Onoria il dice?
Che ingiustizia è la tua!
Fulvia.  (Padre infelice!)
Valentiniano.  Giusto è il timor. Disse morendo Emilio
che il traditor m’è caro,
ch’io l’offesi in amor: tutto conviene,
Massimo, a te. Se tu innocente sei,
pensa a provarlo: assicurarmi intanto
di te vogl’io.
Fulvia.  (M’assista il ciel!)
Valentiniano.  Qual altro
insidiar mi potea?
Olá!
Fulvia.  Barbaro, ascolta: io son la rea.
Io commisi ad Emilio
la morte tua. Quella son io, che tanto
cara ti fui per mia fatal sventura.
Io, perfido! son quella
che oltraggiasti in amor, quando ad Onoria
offristi il mio consorte. Ah! se nemici
non eran gli astri a’ desidèri miei,
vendicata sarei,
regnerebbe il mio sposo; il mondo e Roma
non gemerebbe oppressa
da un cor tiranno e da una destra imbelle.
Oh sognate speranze! oh avverse stelle!
Massimo. (Ingegnosa pietade!)
Valentiniano.  Io mi confondo.
Fulvia. (Il genitor si salvi, e pèra il mondo.)
Valentiniano.  Tradimento sí reo pensar potesti?
eseguirlo, vantarlo?
Fulvia.  Ezio innocente