Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/347

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atto secondo 341


ultima quella schiera,
che doveva al passaggio esser primiera.
Poro. Dubito di tua fé.
Timagene.  Qualunque prova
dimandane, e l’avrai. Va’; la mia cura
prigionier non t’arresta.
Libero sei: la prima prova è questa.
Poro. Ma come ad Alessandro...
Timagene.  Ad Alessandro
creder farò che, disperato, a morte
volontaria corresti.
Poro.  E di vendetta
piú speranza non v’è?
Timagene.  Sí: giá inviai
un mio foglio al tuo re. Da quello istrutto,
a’ reali giardini
Poro verrá fra poco: e lá dell’Asia
a svenar l’oppressore agio ed aita
avrá da me.
Poro.  Ma questo foglio a Poro
non pervenne finor.
Timagene.  No! Come il sai?
Poro. Piú non cercar; Poro non l’ebbe: io posso
asserirlo per lui.
Timagene.  M’avesse mai
tradito il messaggier! Tremo. Ah! t’affretta,
Asbite, a Poro: ah! s’ei non vien, ruina
tutto il disegno mio.
Poro. Poro verrá: non dubitarne.
Timagene.  Addio. (parte)
Poro. Ricomincio a sperar. Da’ lacci sciolto,
l’impeto giá de’ miei furori ascolto.
          Destrier, che, all’armi usato,
     fuggi dal chiuso albergo,
     scorre la selva, il prato,
     agita il crin sul tergo,