Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/358

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352 v - alessandro nell'indie


volgi il guardo cosí? Se Poro attendi,
molto è lungi da noi; l’attendi invano.
Ardir!... Che! La tua mano
all’onor di svenarmi
non può sola aspirar?
Timagene.  Come! Io... svenarti?
Ah! qual è quell’infame,
che ha questo in te nero sospetto impresso?
Alessandro. Vedilo. (gli dá il foglio da lui scritto a Poro)
Timagene.  (Oh numi!) (abbattuto)
Alessandro.  È Timagene istesso.
Timagene. Perfido messaggier!
Alessandro.  Come! Si lagna
della perfidia altrui
chi l’esempio ne diede?
D’esiger l’altrui fede
qual dritto ha un traditore?
Timagene.  E pur, se vuoi
ascoltar le mie scuse...
Alessandro.  Ah! taci: aggravi
cosí la colpa tua. Reo, che convinto
va mendicando scusa,
sol del suo cor la pertinacia accusa.
Timagene. È ver. Nel passo, a cui ridotto io sono, (disperato)
piú difesa o perdono
è follia di sperar: tutto il tuo sdegno
a vendicarti affretta.
Alessandro. Alessandro vendetta! E sazio ancora
d’offendermi non sei?
Timagene.  Dovuto è questo
mio sangue a te.
Alessandro.  Ma che mi giova il sangue
d’un traditore? Ah! se mi vuoi superbo
del mio poter, rendimi il cor, ritorna
ad esser fido; e Timagene amico
mi renderá, tel giuro,