Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/370

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364 v - alessandro nell'indie


di geloso veleno il cor m’agghiaccia.
Ah! l’adora Alessandro!
Gandarte. E Poro l’abbandona?
Poro. No, no; gli si contenda (ripone la spada nel fodero)
l’acquisto di quel core
fino all’ultimo dí...
Gandarte.  Fuggi, o signore:
stuol nemico s’avanza.
Poro.  A tal difesa
inesperto sarei.
Gandarte. Célati almen.
Poro.  Palese
mi farebbe lo sdegno.
Gandarte.  Oh dèi! S’appressa
la schiera ostil... (si leva il cimiero) Prendi, e il real tuo serto
sollecito mi porgi: almen s’inganni
il nemico cosí.
Poro.  Ma il tuo periglio?
Gandarte. È periglio privato: in me non perde
l’India il suo difensor.
Poro.  Pietosi dèi,
voi mi toglieste poco,
riserbandomi in lui
sí bella fedeltá. Cinga il mio serto
 (si leva il cimiero proprio, e lo pone sul capo a Gandarte)
quella onorata fronte,
degna di possederlo, e sia presagio
dí grandezze future;
 (prende il cimiero di Gandarte, e se lo pone in capo)
ma non porti con sé le mie sventure.
               Gandarte. È prezzo leggiero
          d’un suddito il sangue,
          se all’indico impero
          conserva il suo re.
               Oh inganni felici,
          se al par de’ nemici
          restasse ingannato
          il fato da me! (parte)