Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/398

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392 v - alessandro nell'indie


Erissena.  (Ah! che dirò?) Potresti
forse ingannarti.
Alessandro.  Eh! non m’inganno. Io stesso
vidi, ascoltai, scopersi
il pensier contumace;
e chi lo meditò, né pur lo tace.
Erissena. Alessandro, pietá! Son colpe alfine...
Alessandro. Son colpe, che impunite
moltiplicano i rei. Voglio che provi
la vendetta, il gastigo ogni alma infida.
Olá! qui Timagene. (partono le guardie)
Erissena.  Ei sol di tutto
è la prima cagione.
Alessandro.  Anzi avvertito
da Timagene io fui.
Erissena.  Che indegno! Accusa
gli altri del suo delitto. E Poro ed io,
signor, siamo innocenti. In questo foglio
vedi l’autor del tradimento. (gli dá il foglio)
Alessandro.  E quando
io mi dolsi di voi? Che foglio è questo?
Di qual frode si parla?
Erissena.  A me la chiede
chi a me finor la rinfacciò?
Alessandro.  Parlai
sempre de’ greci, il cui ribelle ardire
si oppone alle mie nozze.
Erissena.  E non dicesti
che a te giá Timagene
tutto avvertí?
Alessandro.  Di questo ardire intesi,
non d’altra insidia.
Erissena. (Oh inganno!
Il timor mi tradí.)
Alessandro. (legge)   «Poro, se invano
su l’Idaspe Alessandro
d’opprimer si tentò, colpa non ebbi.
Tutto il messo dirá. Ma tu frattanto
non avvilirti; a me ti fida, e credi
che alla vendetta avrai