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atto terzo | 147 |
dalla tua mano aspetta
il regno o la vendetta.
Artabano. Ah! questa sola
in vita mi trattien. Sí, Megabise:
guidami dove vuoi; di te mi fido.
Megabise. Fidati pur, ché a trionfar ti guido.
Ardito ti renda,
t’accenda — di sdegno
d’un figlio — il periglio,
d’un regno — l’amor.
È dolce ad un’alma,
che aspetta — vendetta,
il perder la calma
fra l’ire del cor. (parte)
SCENA IV
Artabano.
Trovaste, avversi dèi,
l’unica via d’indebolirmi. Al solo
dubbio che piú non viva il figlio amato,
timido, disperato,
vincer non posso il turbamento interno,
che a me stesso di me toglie il governo.
Figlio, se piú non vivi,
morrò; ma del mio fato
farò che un re svenato
preceda messaggier.
Infin che il padre arrivi,
fa’ che sospenda il remo,
colá sul guado estremo,
il pallido nocchier. (parte)