Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/145

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atto primo 139


Publio.   (Aimè!)

Manlio.   (Son di sasso.)
Regolo.   Io della pace
i danni a dimostrar non mi affatico:
se tanto la desia, teme il nemico.
Manlio. Ma il cambio?
Regolo.   Il cambio asconde
frode per voi piú perigliosa assai.
Amilcare. Regolo!
Regolo.   Io compirò quanto giurai. (ad Amilcare)
Publio. (Numi! il padre si perde.)
Regolo.   Il cambio offerto
mille danni ravvolge;
ma l’esempio è il peggior. L’onor di Roma,
il valor, la costanza,
la virtú militar, padri, è finita,
se ha speme il vil di libertá, di vita.
Qual pro che torni a Roma
chi a Roma porterá l’orme sul tergo
della sferza servil? chi l’armi ancora
di sangue ostil digiune
vivo depose, e per timor di morte
del vincitor lo scherno
soffrir si elesse? Oh vituperio eterno!
Manlio. Sia pur dannoso il cambio:
a compensarne i danni
basta Regolo sol.
Regolo.   Manlio, t’inganni:
Regolo è pur mortal. Sento ancor io
l’ingiurie dell’etade. Utile a Roma
giá poco esser potrei: molto a Cartago
ben lo saria la gioventú feroce,
che per me rendereste. Ah, sí gran fallo
da voi non si commetta! Ebbe il migliore
de’ miei giorni la patria: abbia il nemico
l’inutil resto. Il vil trionfo ottenga