Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/19

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atto primo 13


Aspasia. Quando tu la difendi, ella è piú rea.

Temistocle. Mai piú...
Aspasia.   Parti una volta,
fuggi da questo ciel.
Temistocle.   Di che paventi,
se ignoto a tutti...
Aspasia.   Ignoto a tutti! E dove
è Temistocle ignoto? Il luminoso
carattere dell’alma, in fronte impresso,
basta solo a tradirti. Oggi piú fiero
sarebbe il rischio. Un orator d’Atene
in Susa è giunto. A’ suoi seguaci, a lui
chi potrebbe celar...
Temistocle.   Dimmi: sapresti
a che venga e chi sia?
Aspasia.   No, ma fra poco
il re l’ascolterá. Puoi quindi ancora
il popolo veder, che giá s’affretta
al destinato loco.
Temistocle.   Ognun, che il brami,
andar vi può?
Aspasia.   Sí.
Temistocle.   Dunque resta: io volo
a render pago il desiderio antico,
che ho di mirar dappresso il mio nemico.
Aspasia. Ferma! misera me! che tenti? Ah! vuoi
ch’io muoia di timor? Cambia, se m’ami,
cambia pensier. Per questa mano invitta,
che supplice e tremante
torno a baciar; per quella patria istessa,
che non soffri oltraggiata,
che ami nemica e che difendi ingrata...
Temistocle. Vieni al mio sen, diletta Aspasia. In questi
palpiti tuoi d’un’amorosa figlia
conosco il cor. Non t’avvilir. La cura
di me lascia a me stesso. Addio. L’aspetto