Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/229

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atto terzo 223


Demetrio. Non partirò, se pria...

Alessandro.   Prence, rammenta
con chi parli, ove sei.
Demetrio.   Pensa, Alessandro,
ch’io perdo un genitor.
Alessandro.   Quel folle ardire
piú mi stimola all’ire.
Demetrio.   Umil mi vuoi?
Eccomi a’ piedi tuoi. (s’inginocchia)
  Rendimi il padre,
e il mio nume tu sei. Suppliche o voti
piú non offro che a te: giá il primo omaggio
ecco nel pianto mio. Pietá per questa
invitta mano, a cui del mondo intero
auguro il fren; degli avi tuoi reali
per le ceneri auguste,
signor, pietá! Placa quel cor severo;
rendi...
Alessandro.   Lo speri invano.
Demetrio. (in atto feroce)  Invan lo spero!
Alessandro. Sí. Antigono vogl’io
vittima a’ miei furori.
Demetrio. Ah! non l’avrai. Rendimi il padre o mori!

(s’alza furioso: prende con la sinistra il destro braccio d’Alessandro in guisa ch’ei non possa scuotersi, e con la destra lo disarma)

Alessandro. Olá!

Demetrio.   Taci, o t’uccido.
 (presentandogli sugli occhi la spada, che gli ha tolta)
Alessandro.   E tu scordasti...
Demetrio. Tutto, fuor ch’io son figlio. Il regio cerchio
porgi: dov’è? Che tardi?
Alessandro.   E speri, audace,
ch’io pronto ad appagarti...
Demetrio. Dunque mori! (in atto di ferire)
Alessandro.   Ah, che fai! Prendilo e parti.
  (gli dá l’anello)