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242 xx - ipermestra


Ipermestra.   (Io non ho fibra in seno

che tremar non mi senta.)
Danao.   Il gran segreto
guarda di non tradir. Componi il volto,
misura i detti, e, nel bisogno, all’ire
poi sciogli il freno. Osa, ubbidisci, e pensa
che un tuo dubbio pietoso
te perde e me, senza salvar lo sposo.
          Pensa che figlia sei;
     pensa che padre io sono;
     che i giorni miei, che il trono,
     che tutto io fido a te.
          Della funesta impresa
     l’idea non ti spaventi;
     e, se pietá risenti,
     sai che la devi a me. (parte)

SCENA III

Ipermestra sola, indi Linceo.

Ipermestra. Misera, che ascoltai! Son io? son desta?

sogno forse o vaneggio? Io nelle vene
del mio sposo innocente... (getta il pugnale)
  Ah! pria m’uccida
con un fulmine il ciel; pria sotto al piede
mi s’apra il suol... Ma... Che farò? Se parlo,
di Linceo la vendetta esser funesta
potrebbe al genitor: Linceo, se taccio,
lascio esposto del padre all’odio ascoso.
Oh comando! oh vendetta! oh padre! oh sposo!
E, quando giunga il prence,
come l’accoglierò? Con qual sembiante,
con quai voci potrei... Numi! in pensarlo
mi sento inorridir. Fuggasi altrove: