Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/254

Da Wikisource.
248 xx - ipermestra


Danao. Ti parlò?

Adrasto.   Lo volea: molto propose,
piú volte incominciò: ma un senso intero
mai compir non poté. Torbido, acceso,
inquieto, confuso,
sospirava e fremea. Vidi che a forza
sugli occhi trattenea lagrime incerte
fra l’ira e fra l’amor. Senza spiegarsi
lasciommi alfine; e mi riempie ancora,
l’idea di quell’aspetto,
di pietá, di spavento e di sospetto.
Danao. Ah! non tei dissi, Adrasto? Era Elpinice
migliore esecutrice
de’ cenni miei.
Adrasto.   Di fedeltá mi parve
che assai ceder dovesse
la nipote alla figlia.
Danao.   A figlia amante
troppo fidai. Ma, se tradí l’ingrata
l’arcano mio. mi pagherá...
Adrasto.   Per ora
l’ire sospendi, e pensa
alla tua sicurezza. È delle squadre
Linceo l’amor: tutto ei potrebbe.
Danao.   Ah! corri,
va’; di lui t’assicura, e fa’... Ma temo
che a suo favor... Meglio sará... No; troppo
il colpo ha di periglio. Io mi confondo.
Deh! consigliami, Adrasto.
Adrasto.   Or nella reggia
farò che de’ custodi
il numero s’accresca. Al prence intorno
disporrò cautamente
chi ne osservi ogni moto, e i suoi pensieri
chi scopra e i detti suoi. Da quel ch’ei tenta
prendiam consiglio, e ad un rimedio estremo