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22 xvi - temistocle


Temistocle.   Ascolta e risolvi. Eccoti innanzi

de’ giuochi della sorte
un esempio, o signor. Quello son io,
quel Temistocle istesso,
che scosse giá questo tuo soglio, ed ora
a te ricorre, il tuo soccorso implora.
Ti conosce potente,
non t’ignora sdegnato; e pur la speme
d’averti difensore a te lo guida:
tanto, o signor, di tua virtú si fida.
Sono in tua man: puoi conservarmi, e puoi
vendicarti di me. Se il cor t’accende
fiamma di bella gloria, io t’apro un campo
degno di tua virtú: vinci te stesso,
stendi la destra al tuo nemico oppresso.
Se l’odio ti consiglia,
l’odio sospendi un breve istante, e pensa
che vana è la ruina
d’un nemico impotente, util l’acquisto
d’un amico fedel; che re tu sei,
ch’esule io son, che fido in te, che vengo
vittima volontaria a questi lidi.
Pensaci, e poi del mio destin decidi.
Serse. (Giusti dèi! chi mai vide
anima piú sicura?
qual nuova spezie è questa
di virtú, di coraggio? A Serse in faccia
solo, inerme e nemico
venir, fidarsi... Ah! questo è troppo.) Ah! dimmi,
Temistocle: che vuoi? con l’odio mio
cimentar la mia gloria? Ah! questa volta
non vincerai. Vieni al mio sen:
  (scende dal trono ed abbraccia Temistocle)
  m’avrai
qual mi sperasti. In tuo soccorso aperti
saranno i miei tesori; in tua difesa