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306 xxi - il re pastore


di quest’altra cercar. Vegliar le notti,

il dí sudar per la diletta greggia,
alle fiere rapaci
esporti generoso in sua difesa,
forse è nuovo per te? Forse non sai
le contumaci agnelle
piú allettar con la voce
che atterrir con la verga? Ah! porta in trono,
porta il bel cor d’Aminta, e amici i numi,
come avesti fra’ boschi, in trono avrai.
Sarai buon re, se buon pastor sarai.
Aminta. Sí. Ma in un mar mi veggo
ignoto e procelloso. Or, se tu parti,
chi sará l’astro mio? da chi consigli
prender dovrò?
Alessandro.   Giá questo dubbio solo
mi promette un gran re. Del mar, che varchi,
tu prevedi, e mi piace,
giá lo scoglio peggior. Darne consiglio
spesso non sa chi vuole,
spesso non vuol chi sa. Di fé, di zelo,
di valor, di virtú sugli occhi nostri
fa pompa ognun; ma sempre uguale al volto
ognun l’alma non ha. Sceglier fra tanti
chi sappia e voglia, è gran dottrina; e forse
è la sola d’un re. Per mano altrui
ben di Marte e d’Astrea l’opre piú belle
può un re compir; ma il penetrar gli oscuri
nascondigli d’un cor, distinguer chiara
la veritá tra le menzogne oppressa,
è la grande al re solo opra commessa.
Aminta. Ma donde un sí gran lume
può sperare un pastor?
Alessandro.   Dal ciel, che illustra
quei che sceglie a regnar. Nebbie d’affetti
se dal tuo cor tu sollevar non lasci