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84 xvii - zenobia


Tiridate. Come! e vuoi... (in atto di seguirla)

Zenobia.   Non seguirmi,
principe, te ne priego; e non potrebbe
chi la vita ti die’ chiederti meno.
Tiridate. Ma possibil non è... (seguendola)
Zenobia. (risoluta in atto di ferirsi) Resta o mi sveno.
Tiridate. Eterni dèi! Deh!... (arrestandosi)
Zenobia. (in atto di ferirsi)  Se t’inoltri un passo,
su questo ferro io m’abbandono.
Tiridate.   Ah, ferma!
M’allontano, ubbidisco. Odi: ove vai?
Zenobia. Dove il destin mi porta. (partendo)
Tiridate. Ah, Zenobia crudel!
Zenobia.   Zenobia è morta. (parte)

SCENA VIII

Tiridate e poi Mitrane.

Tiridate. Principessa, idol mio, sentimi... Oh stelle!

che far degg’io? Né seguitarla ardisco
né trattener mi so. Questo è un tormento,
questo...
Mitrane.   Signor, gli ambasciadori armeni
giunsero d’Artassata.
Tiridate. (con affanno)  Ah, mio fedele,
corri, vola, t’affretta,
sieguila tu per me.
Mitrane.   Chi?
Tiridate.   Vive ancora;
ancor del chiaro dí l’aure respira.
Mitrane. Ma chi, prence?
Tiridate.   Zenobia.
Mitrane.   (Aimè! delira.)
Tiridate. Oh Dio! perché t’arresti? Ecco il sentiero;
quelle son l’orme sue.