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148 ii - siroe


Medarse.  Altro soccorso
chiede il nostro periglio. A Siroe io vado.
Emira. E liberar vorresti
l’indegno autor de’ nostri mali?
Medarse.  Eh! tanto
stolto non son; corro a svenarlo.
Emira.  Intesi
che giá Siroe morí.
Medarse.  Ma per qual mano?
Emira. Non so. Dubbia e confusa
giunse a me la novella. E tu nol sai?
Medarse. Nulla seppi.
Emira.  Saranno
popolari menzogne.
Medarse.  Estinto o vivo,
Siroe trovar mi giova.
Emira.  Io ti precedo.
De’ tuoi disegni avrai
Idaspe esecutor. (Scopersi assai.) (parte)

SCENA VIII

Medarse.

Se la strada del trono
m’interrompe il germano, il voglio estinto.
È crudeltá, ma necessaria; e solo
quest’aita permette
di sí pochi momenti il giro angusto.
Ne’ mali estremi ogni rimedio è giusto.
          Benché tinta del sangue fraterno,
     la corona non perde splendor.
          Quella colpa, che guida sul trono,
     sfortunata non trova perdono;
     ma, felice, si chiama valor. (parte)