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202 iii - catone in utica


argine alla fortuna
di Cesare tu solo, invan lo speri.
Han principio dal ciel tutti gl’imperi.
Catone. Favorevoli agli empi
sempre non son gli dèi.
Cesare.  Vedrem fra poco
colle nostr’armi altrove
chi favorisca il ciel. (in atto di partire)

SCENA XI

Marzia e detti.

Marzia.  Cesare, e dove?
Cesare. Al campo.
Marzia.  Oh Dio! t’arresta.
(a Catone) Questa è la pace? (a Cesare) È questa
l’amistá sospirata?
Cesare.  Il padre accusa:
egli vuol guerra.
Marzia.  Ah, genitor!
Catone.  T’accheta:
di costui non parlar.
Marzia.  Cesare...
Cesare.  Ho troppo
tollerato finora.
Marzia. I prieghi d’una figlia... (a Catone)
Catone.  Oggi son vani.
Marzia. D’una romana il pianto... (a Cesare)
Cesare.  Oggi non giova.
Marzia. Ma qualcuno a pietade almen si mova.
Cesare. Per soverchia pietá quasi con lui
vile mi resi. Addio. (in atto di partire)
Marzia.  Férmati.
Catone.  Eh! lascia
che s’involi al mio sguardo.