Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
264 | iv - ezio |
SCENA XIII
Fulvia sola.
Via! per mio danno aduna,
o barbara Fortuna,
sempre nuovi disastri. Onoria irríta;
rendi Augusto geloso, Ezio infelice;
toglimi il padre ancor: toglier giammai
l’amor non mi potrai; ché a tuo dispetto
sará per questo core
trionfo di costanza il tuo rigore.
Finché un zeffiro soave
tien del mar l’ira placata,
ogni nave — è fortunata,
è felice ogni nocchier.
È ben prova di coraggio
incontrar l’onde funeste,
navigar fra le tempeste,
e non perdere il sentier.