Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/72

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66 i - didone abbandonata


Nibbio.  Eh! non importa:
per dir un’aria sola
non bisogna gran fiato.
Dorina. Il cembalo è scordato.
Nibbio. Questo non le fará gran pregiudizio.
Dorina. Non sono in esercizio.
Nibbio. Qui canta per suo spasso.
Dorina. Non v’è chi suoni il basso.
Nibbio. Da sé non vuol sonare
per non farmi goder la sua virtú.
Dorina. Ella mi vuol burlare.
Nibbio. Eh! favorisca. (Io non ne posso piú.)
Dorina. Sonerò per servirla; (va alla spinetta)
ma resti in confidenza.
Nibbio. Non dubiti, signora. (Oh che pazienza!)
     Dorina. «Amor prepara»...
Nibbio. Oh cara!
     Dorina. ...«le mie catene»...
Nibbio. Oh bene!
     Dorina. ...«ch’io voglio perdere
     la libertá»...
Nibbio. Bel trillo in veritá!
Che dolce appoggiatura!
È un miracolo, è un mostro di natura.
     Dorina. ...«Tu m’imprigiona»...
Nibbio. Oh buona!
     Dorina. ...«di lacci priva»...
Nibbio. Evviva!
     Dorina. ...«no, che piú vivere
     l’alma non sa».
Nibbio. Da capo, in veritá.
Dorina. Signor Nibbio, perdoni
la debolezza mia.
Nibbio. Burla Vossignoria:
ha una voce pastosa
che sembra appunto un campanel d’argento;