Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/74

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68 i - didone abbandonata


La sua musa canaria
mi sorprende, o signor.
Nibbio.  Senta quest’aria.
Dorina. Non la voglio stancare.
Nibbio. Se avessi da crepare
io la deggio servir.
Dorina.  Grazie! (Che tedio!
Adesso ci rimedio.)
     Nibbio. «Perché, Lilla, perché
     così crudel con me»...
Dorina.  Che vuoi, Lisetta?
     (finge di esser chiamata, e va alla scena a parlare)
Nibbio. Disgrazia maledetta!
Dorina. Signor Nibbio, mi scusi,
deggio andare a un convito:
non s’aspetta che me; tutti vi sono.
Nibbio. Giusto veniva il buono.
Dorina. Pazienza! Un’altra volta
potrá farmi favore.
Nibbio. Ella perde il migliore.
Dorina. Sará disgrazia mia.
Nibbio. Senta, per cortesia, questa passata
piena di semituoni.
Dorina. Ma se non posso!
Nibbio.  Eh! via.
Dorina.  No, mi perdoni:
scusi la confidenza.
Nibbio. Pazienza!
Dorina. Giá so che mi perdona.
Nibbio. Padrona.
Dorina. Si lasci accompagnare.
Nibbio. Le pare?
S’Ella non entra in camera,
di qui non partirò.
Dorina. Per non tenerla incomoda,
dunque cosí farò.