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Selene. Signor, togli un indegno
al suo giusto castigo.
Enea. Lo punisca il rimorso.
Osmida. (s’inginocchia) Ah! lascia, Enea,
che grato a sí gran dono...
Enea. Álzati e parti:
non odo i detti tuoi.
Osmida. ...ed a virtú sí rara...
Enea. Se grato esser mi vuoi, ecc.
SCENA VIII [VI]
Enea e Selene.
Enea. Addio, Selene.
Selene. Ascolta
Enea. Se brami un’altra volta, ecc.
SCENA IX [VII]
Selene sola.
. . . . . . . . . . . . . .
Sei barbaro con me, non sei costante.
Nel duol che prova
l’alma smarrita,
non trova aita,
speme non ha.
E pur l’affanno,
che mi tormenta,
anche a un tiranno
faria pietá. (parte)
SCENA X [VIII]
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Osmida. Con la speranza
di posseder Cartago