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90 | i - didone abbandonata |
Iarba mi fece suo; poi con la morte
i tradimenti miei punir volea;
ma dono è il viver mio del grand’Enea, ecc.
SCENA XVI [XIV]
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Didone. Araspe, per pietá lasciami in pace.
Araspe. Giá si desta la tempesta,
hai nemici i venti e l’onde;
io ti chiamo su le sponde,
e tu resti in mezzo al mar.
Ma, se vinta alfin tu sei
dal furor delle procelle,
non lagnarti delle stelle,
degli dèi non ti lagnar. (parte)
SCENA XIX [XVII]
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Didone. Alfin sarai contento
. . . . . . . . . . . . .
Timida mi volesti: ecco Didone,
giá sí fastosa e fiera, a Iarba accanto,
alfin discesa alla viltá del pianto.
Vuoi di piú? Via, crudel, passami il core:
è rimedio la morte al mio dolore.
Iarba. (Cedono i sdegni miei), ecc.
SCENA ULTIMA