Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. II, 1913 – BEIC 1884499.pdf/17

Da Wikisource.

atto primo 11
Semiramide.   Sospendi

la scelta, o principessa.
Tamiri. Abbastanza pensai.
Ircano.   Dunque favelli.
Semiramide. No, principi; v’attendo (s’alza, e seco tutti)
entro la reggia all’oscurar del giorno:
ivi a mensa festiva
sarem compagni, e spiegherá Tamiri
ivi il suo cor. Voi tollerate intanto
il breve indugio.
Mirteo.   Io non mi oppongo.
Ircano.   Ed io
mal soffro un re de’ miei contenti avaro.
Semiramide. Desiato piacer giunge piú caro.
          Non so se piú t’accendi (a Tamiri)
     a questa o a quella face;
     ma pensaci, ma intendi:
     forse chi piú ti piace,
     piú traditor sará.
          Avria lo stral d’Amore
     troppo soavi tempre,
     se la beltá del core
     corrispondesse sempre
     del volto alla beltá. (parte con Sibari)

SCENA IV

Tamiri, Mirteo, Ircano e Scitalce.

Scitalce. (Che vidi! che ascoltai!

Semiramide vive!
Ma non l’uccisi io stesso?
O sognavo in quel punto, o sogno adesso.)
Tamiri. Sí pensoso, o Scitalce? Ami o non ami?
Sprezzi o brami i miei lacci?
Da lunge avvampi e da vicino agghiacci?