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ATTO SECONDO

SCENA I

Galleria negli appartamenti d’Adriano, corrispondente a diversi gabinetti.

Emirena ed Aquilio.

Aquilio. Chi protegger Farnaspe

può mai meglio di te? Del cor d’Augusto
tu reggi i moti a tuo talento. Ogni altra
miglior uso farebbe
dell’amor d’un monarca.
Emirena.   A me non giova,
perché non l’amo.
Aquilio.   È necessario amarlo,
perch’ei lo creda?
Emirena.   E ho da mentir?
Aquilio.   Neppure.
È la menzogna ormai
grossolano artifizio e mal sicuro.
La destrezza più scaltra è oprar di modo
ch’altri se stesso inganni. Un tuo sospiro
interrotto con arte, un tronco accento,
ch’abbia sensi diversi, un dolce sguardo,
che sembri tuo malgrado
nel suo furto sorpreso, un moto, un riso,
un silenzio, un rossor, quel che non dici
fará capir. Son facili gli amanti
a lusingarsi. Ei giurerá che l’ami;
e tu, quando vorrai,
sempre gli potrai dir: — Nol dissi mai. —