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192 viii - adriano in siria


Emirena. (Chi sará quel roman? Stringe un acciaro,

e sanguigno mi par. Potessi in volto
mirarlo almeno!)
Farnaspe.   Or che farem? Fuggendo
per la via che facesti, incontro andiamo
a mille, che concorsi
al tumulto saran. Sugli altri ingressi
veglian servi e custodi.
Osroa.   E ben! col ferro
ci apriremo la strada.
Farnaspe.   Al caso estremo
serbiam questo rimedio. Io voglio prima
ricercar se vi fosse
altra via di fuggir.
Emirena.   (Parlan sommesso:
intenderli non so.)
Farnaspe.   Fra quelle piante
nascoso attendi. Io tornerò di volo.
Osroa. Sollecito ritorna, o parto solo.
(Osroa si nasconde molto innanzi fra le piante del boschetto)
Farnaspe. Questo... No. Quel sentier... Ma s’io tentassi
il caramin che prescritto
da Sabina mi fu? D’Augusto il caso
forse ancor non è noto; e forse prima
ch’altri il sappia e v’accorra,
noi fuggiti sarem. Sí, questo eleggo.

SCENA IX

Farnaspe, Adriano con ispada nuda e séguito di guardie dalla strada suddetta. Osroa ed Emirena in disparte.

Adriano. Férmati, traditor. (incontrandosi in Farnaspe)

Farnaspe. (si ferma stupido) Numi, che veggo!
Adriano. Impedite ogni passo
alla fuga, o custodi. (alle guardie)