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196 viii - adriano in siria


SCENA XI

Osroa e Farnaspe.

Farnaspe. Almen tutto il mio sangue

a conservar bastasse
il mio re, la mia sposa.
Osroa.   Amico, assai
debole io fui. Non congiurar tu ancora
contro la mia fortezza. Abbia il nemico
il rossor di vedermi
maggior dell’ire sue. Nell’ultim’ora
cader mi vegga e mi paventi ancora.
          Leon piagato a morte
     sente mancar la vita,
     guarda la sua ferita,
     né s’avvilisce ancor.
          Cosí fra l’ire estreme
     rugge, minaccia e freme,
     che fa tremar morendo
     talvolta il cacciator. (parte)

SCENA XII

Farnaspe solo.

Con quai nodi tenaci avvinta a questa

miserabile spoglia è l’alma mia!
Come resisto a tanti
insoffribili affanni!
Ah! toglietemi il giorno, astri tiranni.