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atto primo 243


di raro augel le pellegrine piume;

dalle tempie di quelli
vedi cader multiplicata e strana
serie d’indiche perle. Altri di gemme,
altri d’oro distingue i ricchi arredi
di partico destrier. Quanto ha di raro,
tutto espone la Siria; e tornan tutti
a riveder la luce i preziosi
dall’avaro timor tesori ascosi.
Cleonice. Inutile sollievo a mia sventura.
Olinto. Ma che pro tanta cura,
tanto studio che pro? Se, attesa invano
dall’aurora al meriggio,
dal meriggio alla sera, e dalla sera
a questa della notte
giá gran parte trascorsa, ancor non vieni?
Irresoluta, incerta
dubiti, ti confondi; a’ dubbi tuoi
sembra ogn’indugio insufficiente e corto:
e ti lagni di noi? Ti lagni a torto.
Cleonice. Pur troppo è ver, pur troppo
convien ch’io serva a questa
dura necessitá. Vanne; precedi
il mio venir. Sará contento il regno:
lo sposo sceglierò.
Olinto.   Pensa, rammenta
che suddito fedele
Olinto t’ammirò; che il sangue mio...
Cleonice. Lo so: d’illustri eroi
per le vene trascorse.
Olinto.   Aggiungi a questo
i merti di Fenicio...
Cleonice.   A me son noti.
Olinto. Sai de’ consigli suoi...
Cleonice.   De’ suoi consigli
io conosco il valor; distinguo il pregio