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256 ix - demetrio


Alceste.   (Io ritornai

opportuno alla scelta.)
  (Alceste, volendo sedere, è impedito da Olinto)
Olinto.   Olá! che fai?
Alceste. Servo al cenno real.
Olinto.   Come! al mio fianco
vedrá la Siria un vil pastore assiso?
Alceste. La Siria ha giá diviso
Alceste dal pastor. Depose Alceste
tutto l’esser primiero,
allor che di pastor si fe’ guerriero.
Olinto. Ma in quelle vene ancora
scorre l’ignobil sangue.
Alceste.   In queste vene
tutto si rinnovò: tutto il cangiai,
quando in vostra difesa io lo versai.
Olinto. Ma qual de’ tuoi maggiori
a tant’oltre aspirar t’aprí la strada?
Alceste. Il mio cor, la mia destra e la mia spada.
Olinto. Dunque...
Fenicio.   Eh! taci una volta.
Olinto.   Almen si sappia
la chiarezza qual è degli avi sui.
Fenicio. Finisce in te, quando comincia in lui.
Cleonice. Non piú: nel mio comando
si nobilita Alceste.
Olinto.   In questo loco
solo ai gradi supremi
di sedere è permesso.
Cleonice.   E bene! Alceste
sieda duce dell’armi,
del sigillo real sieda custode:
ti basta, Olinto? (Alceste siede, e Olinto si alza)
Olinto.   Ah! questo è troppo. A lui
dona te stessa ancor. Conosce ognuno
dove giunger tu brami.