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atto primo 257


Fenicio.   In questa guisa,

temerario! rispondi? Al braccio mio
lascia il peso, o regina,
di punir quell’audace.
Cleonice.   Ai merti suoi,
all’inesperta etá tutto perdono;
ma taccia in avvenir.
Fenicio.   Siedi e raffrena,
tacendo almeno, il violento ingegno.
Udisti? (ad Olinto)
Olinto.   Ubbidirò. (Fremo di sdegno.) (torna a sedere)
Cleonice. Scelsi giá nel mio cor; ma, pria che faccia
palese il mio pensiero, un’altra io bramo
sicurezza da voi. Giuri ciascuno
di tollerar del nuovo re l’impero,
sia di Siria o straniero,
o sia di chiaro o sia di sangue oscuro.
Olinto. (Come tacer!)
Fenicio.   Su la mia fé lo giuro.
Cleonice. Siegui, Olinto.
Fenicio.   Non parli?
Olinto. Lasciatemi tacer.
Cleonice.   Forse ricusi?
Olinto. Io n’ho ragion; né solo
m’oppongo al giuramento. Altri vi sono...
Cleonice. E ben, su questo trono (s’alza dal trono, e seco tutti)
regni chi vuole. Io d’un servile impero
non voglio il peso.
Fenicio.   Eh! non curar di pochi
il contrasto, o regina, in faccia a tanti
rispettosi vassalli.
Cleonice.   In faccia mia
l’ardir di pochi io tollerar non deggio.
  (scende dal trono)
Libero il Gran consiglio
l’affar decida. O senza legge alcuna