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ATTO TERZO

SCENA I

Portico della reggia, corrispondente alle sponde del mare, con barca e marinari pronti per la partenza d’Alceste.

Olinto e poi Alceste e Fenicio.

Olinto. Sarò pure una volta

senza rival. Da questo lido alfine
vedrò Alceste partir. La sua tardanza
però mi fa temer. Si fosse mai
pentita Cleonice! Ah! non vorrei...
Ma no: di sua dimora
cagion gli estremi uffici
forse saran degl’importuni amici.
Alceste. Signor, procuri indarno (a Fenicio, nell’uscire)
di trattenermi ancor.
Olinto.   Son pronti, Alceste,
i nocchieri e la nave, amico è il vento,
placido è il mar.
Fenicio. (ad Olinto)  Taci, importuno. Almeno
differisci per poco (ad Alceste)
la tua partenza. Io non lo chiedo invano.
Resta. Del mio consiglio
non avrai da pentirti. Infino ad ora
sai pur che amico e genitor ti fui.
Olinto. (Mancava il padre a trattener costui!)
Alceste. Ah! della mia sovrana al tuo consiglio
il comando s’oppone.
Olinto. Alceste, a quel ch’io sento, ha gran ragione.