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298 ix - demetrio


Alceste. Sorgi! Che dici?

Mitrane.   Oh generoso!
Fenicio.   Alfine
riconosci te stesso. In te respira
di Demetrio la prole. Il vero erede
vive in te della Siria. A questo giorno
felice io ti serbai. Se a me non credi,
credi a te stesso, all’indole reale,
al magnanimo cor; credi alla cura
ch’ebbi degli anni tuoi; credi al rifiuto
d’un’offerta corona, e credi a queste,
che m’inondan le gote,
lagrime di piacer.
Alceste.   Ma fino ad ora,
signor, perché celarmi
la sorte mia?
Fenicio.   Tutto saprai. Concedi
che un momento io respiri. Oppresso il core
dal contento impensato,
niega alla vita il ministero usato.
          Giusti dèi, da voi non chiede
     altro premio il zelo mio:
     coronata ho la mia fede;
     non mi resta che morir.
          Fato reo, felice sorte
     non pavento e non desio;
     e l’aspetto della morte
     non può farmi impallidir.
(parte, seguito da quelli che portano le insegne reali)

SCENA IX

Alceste e Mitrane.

Alceste. Sogno? Son desto?

Mitrane.   Il primo segno anch’io
di suddito fedel... (in atto d’inginocchiarsi)