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304 ix - demetrio


Olinto. Alceste, finirá cotanto orgoglio.

  (Olinto apre il foglio e legge)
«Popoli della Siria, il figlio mio
vive ignoto fra voi. Verrá quel giorno
che a voi si scoprirá. Se ad altro segno
ravvisar noi poteste,
Fenicio l’educò nel finto Alceste.
Demetrio».
Cleonice.   Io torno in vita.
Fenicio. (ad Olinto)  A questo passo
t’aspettava Fenicio.
Olinto.   (Io son di sasso!)
Mitrane. Gelò l’audace.
Olinto. (ad Alceste)  In te, signor, conosco
il mio monarca, e dell’ardir mi pento.
Alceste. Che sei figlio a Fenicio io sol rammento.
Fenicio. Su quel trono una volta
lasciate ch’io vi miri, ultimo segno
de’ voti miei.
Alceste.   Quanto possiedo è dono
della tua fedeltá. Dal labbro mio
tutto il mondo lo sappia.
Fenicio.   E ’l mondo impari
dalla vostra virtú come in un core
si possano accoppiar gloria ed amore.
  (Alceste e Cleonice vanno sul trono)
Coro.   Quando scende in nobil petto,
     è compagno un dolce affetto,
     non rivale alla virtú.
          Respirate, alme felici,
     e vi siano i numi amici,
     quanto avverso il ciel vi fu.