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327 | atto primo |
che del tessalo prence
si rispetti la vita. Il nostro voto
solo i lenni comprende. (parte Rodope)
Giasone. Di qual voto si parla?
Eurinome. Il sesso ingrato
fu punito da noi. Non vive un solo
fra gli uomini di Lenno.
Giasone. Oh stelle! E come
eseguir si poté sí reo disegno?
Issipile. Agevolò l’impresa
la stanchezza e la notte. Altri all’acciaro,
offrendolo agli amplessi, il seno offerse;
nelle tazze fallaci
altri bevve la morte; altri nel sonno
spirò trafitto; in cento guise e cento
si vestí d’amicizia il tradimento.
Giasone. Io gelo! E ’l padre?
Issipile. Anch’ei spirò confuso
nella strage comun. (Se scopro il vero,
espongo il genitor.)
Giasone. Dunque i soggiorni
delle Furie son questi. Ah! vieni altrove
aure meno crudeli, amata sposa, (la prende per mano)
a respirar con me. Piú fausti auspizi
abbia il nostro imeneo. Del re trafitto
invendicato il sangue
non resterá. Ne giuro
memorabil vendetta a tutti i numi.
Eurinome. Il nome della rea
basterá per placarti.
Giasone. Perché?
Eurinome. Cara è a Giasone: avrá da lui
e perdono e pietá.
Giasone. Sarò crudele
contro qualunque sia. Cosí mi serbi