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360 x - issipile


Rodope. Confuso è l’empio.

Issipile.   Eterni dèi, prestate
adesso il vostro aiuto!
Giasone. Barbaro! non risolvi?
Learco.   Ho risoluto.
Svenala pur: ma venga,
e la legge primiera
Issipile compisca.
Rodope.   Oh mostro!
Issipile.   Oh fiera!
Giasone. A voi dunque, o d’Averno
arbitre deitá, questo offerisco
orrido sacrifizio.
Learco.   (Io tremo!)
Giasone.   A voi
di vendicar nel figlio
della madre lo scempio il peso resti.
Mori, infelice! (mostra di ferirla)
Learco.   Ah! non ferir: vincesti.
Rodope. E pur s’intenerí.
Eurinome.   Deggio la vita,
caro Learco, a te.
Learco.   Poco il tuo figlio,
Eurinome, conosci... È debolezza
quella pietá che ammiri,
non è virtú. Vorrei poter l’aspetto
sostener del tuo scempio,
e mi manca valore. Ad onta mia,
tremo, palpito, e tutto
agghiacciar nelle vene il sangue io sento.
Ah, vilissimo cor! né giusto sei,
né malvagio abbastanza; e questa sola
dubbiezza tua la mia ruina affretta.
Incominci da te la mia vendetta. (si ferisce)
Eurinome. Ferma! che fai?
Learco.   Non spero