Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. II, 1913 – BEIC 1884499.pdf/37

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atto secondo 31
          Voi, che le mie vicende,

     voi, che i miei torti udite,
     fuggite, sí fuggite:
     qui legge non s’intende,
     qui fedeltá non v’è.
          E puoi, tiranno, e puoi (a Semiramide)
     senza rossor mirarmi?
     Qual fede avrá per voi
     chi non la serba a me? (parte con Sibari)


SCENA IV

Semiramide, Ircano e Mirteo.

Semiramide. (Conoscerai fra poco

che son pietosa e non crudel.)
Mirteo.   Perdona,
signor, s’io troppo ardisco: il tuo comando
Scitalce a un punto e la mia speme oltraggia.
Ircano. Perché mi si contende
il trionfar di lui?
Semiramide.   Chi mai t’intende?
Or Tamiri non curi, ed or la brami.
Mirteo. Ma tu l’ami o non l’ami?
Ircano. Nol so.
Semiramide.   Se amavi allor, come in te nacque
d’un rifiuto il desio?
Ircano.   Cosí mi piacque.
Mirteo. Se ti piacque cosí, perché la pace
or mi vieni a turbar?
Ircano.   Cosí mi piace.
Mirteo. Strano piacer! Dell’amor mio ti fai
rivale, Ircano, ed il perché non sai?
Ircano. Quante richieste! Alfine
che vorreste da me?
Semiramide.   Da te vorrei
ragion dell’opre tue.