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36 vi - semiramide
Tamiri. Che si fa? che si pensa? Ancor non turba

il valoroso Ircano,
né pur con la minaccia, i sonni al reo?
Ircano. Hai difensor piú degno: ecco Mirteo.
  (partendo, addita ironicamente Mirteo che giunge)
Tamiri. Mirteo, son vendicata?
È punito Scitalce?
Mirteo.   Egli di Nino
è prigionier: come assalirlo?
Tamiri.   E Nino
perché l’imprigionò?
Mirteo.   Perché ti offese
nella sua reggia; e vuole
della sorte del reo
che decida Tamiri.
Tamiri.   Addio, Mirteo.
  (in atto di partire in fretta)
Mirteo. Dove?
Tamiri.   A Nino. (come sopra)
Mirteo.   Ah! sí presto,
tiranna, m’abbandoni?
Tamiri. (impaziente)  (Aimè!)
Mirteo.   Lo veggo,
nacqui infelice.
Tamiri. (come sopra)  (Oh che importuno!)
Mirteo.   Ascolta.
Non ho pace per te; de’ miei sospiri
tu sei l’unico oggetto...
Tamiri. Mirteo, cangia favella o cangia affetto.
Io tollerar non posso
un querulo amator, che mi tormenti
con assidui lamenti,
che mai pago non sia, che sempre innanzi
mesto mi venga, e che, tacendo ancora,
con la fronte turbata
mi rimproveri ognor ch’io sono ingrata.