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42 vi - semiramide
Ircano. Quest’insolente oltraggio

pagherai col tuo sangue.
Mirteo.   Eh! di minacce
tempo or non è. Grazia e pietade implora.
Ircano. Grazia e pietá! Farò tremarvi ancora.
          In mezzo alle tempeste,
     scoglio battuto in mar
     da lungi fa tremar
     navi e nocchieri.
          Fra l’onde piú funeste
     lo scoglio tuo sarò,
     e il fasto io frangerò
     de’ tuoi pensieri. (parte fra le guardie assire)


SCENA II

Mirteo, poi Sibari con ispada nuda.

Mirteo. Inutile furor!

Sibari.   Mirteo, respira.
Tu il barbaro opprimesti; i suoi seguaci
io dispersi e fugai. Salva è Tamiri:
lode agli dèi. (rimette la spada)
Mirteo.   Quanto ti deggio, amico!
Vieni al mio sen. Con l’opportuno avviso
mi salvasti il mio ben. La trama indegna
a me rimasta ignota
saria senza di te: godrebbe Ircano
della sua colpa il frutto: io piangerei
privo dell’idol mio.
Sibari.   L’opre dovute
alcun merto non hanno.
Mirteo. (Che fido cor!)
Sibari.   (Che fortunato inganno!)
Mirteo. Ecco: un rival di meno
per te mi trovo.