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varianti 61
Mirteo. Qui la beltá d’un volto,

rispettoso s’ammira;
. . . . . . . . . . . . . . . . . . 
Ircano. Miserabil mercé! Meglio fra noi
si trattano gli amori. Al primo sguardo,
senza taccia d’audace,
si palesa l’ardor. Cangia d’affetto
ciascuno a suo talento;
ama finch’è diletto,
e tralascia d’amar quando è tormento.
Mirteo. O barbaro è il costume,
o non s’ama fra voi. Gioia è la pena,
ed un’alma fedele
sé per l’amato ben pone in obblio.
Ircano. Ciascun siegua il suo stile: io sieguo il mio.
          Maggior follia non v’è
     che, per godere un dí,
     questa soffrir cosí
     legge tiranna.
          Io giuro amore e fé
     a piú d’una beltá;
     né serbo fedeltá,
     quando m’affanna. (parte)


SCENA VIII

Sibari. Amico, in rivederti,

oh qual piacere è il mio! Signor, perdona,
se col nome d’amico ancor ti chiamo.
Per Idreno in Egitto,
non per Scitalce, il principe degl’indi,
sai pur ch’io ti conobbi.
Scitalce.   Allor giovommi
nome e grado mentir. Cosí sicuro,
per render pago il giovanil desio,
vari costumi appresi:
molto errai, molto vidi e molto intesi.
Ah, non avessi mai
portato il piè fuor del paterno tetto!