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68 vi - semiramide



SCENA XIV [XIII e XIV]

Mirteo ed Ircano.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
Ircano.   Andiamo

l’importuno rivale
uniti ad assalir. S’accerti il colpo,
mora Scitalce; e poi,
tolto il rival, deciderem fra noi.
Mirteo. Cosí mostri il rispetto
all’ospite real? Cosí conservi
la fé promessa ed i giurati patti?
Per assalire un sol, cerchi con frode
vergognoso vantaggio?
E tal prova domandi al mio coraggio?
Ircano. Che rispetto! Che fede! Il mio furore
chiede vendetta. Io tollerar non deggio
ch’altri usurpi quel cor. Tremi Scitalce,
tremi d’Ircano alla fatal minaccia.
La sua caduta è certa,
qualunque usar mi piaccia
ascosa frode o violenza aperta.
          Talor se il vento freme, ecc.


SCENA XV

Mirteo solo.

D’un indomito scita

barbari sensi! Ei minor pena crede
meritar la sventura
che tollerarla, e da un’indegna frode
spera felicitá. Se a questo prezzo
la destra di Tamiri
solo acquistar si può, sia d’altri. Ed io,
privo dell’idol mio,
che mai farò? N’andrò ramingo e solo
in solitarie sponde,
rammentando il mio duolo all’aure, all’onde.