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94 xii - demofoonte


Dircea.   Dunque...

Adrasto.   T’affretta:
sono vane, o Dircea, le tue querele.
Dircea. Vengo. (incamminandosi)
Timante e Matusio.   Ah! barbaro! (in atto d’assalire)
Adrasto.   Olá! (in atto di ferire)
Timante e Matusio.   (arrestandosi)  Ferma, crudele!
Dircea.   Padre, perdona... Oh pene!
     Prence, rammenta... Oh Dio!
     (Giá che morir degg’io,
     potessi almen parlar!)
          Misera! in che peccai?
     come son giunta mai
     de’ numi a questo segno
     lo sdegno a meritar? (parte)

SCENA XIII

Timante e Matusio.

Timante. Consigliatemi, o dèi!

Matusio.   Né s’apre il suolo!
né un fulmine punisce
tanta empietá, tanta ingiustizia! E poi
mi si dirá che Giove
abbia cura di noi!
Timante.   Facciamo, amico,
miglior uso del tempo. Appresso a lei
tu vanne, e vedi ov’è condotta. Il padre
io volo intanto a raddolcir.
Matusio.   Non spero...
Timante. Oh Dio! Va’: troverassi
altra via di salvarla, ove non ceda
del genitor lo sdegno.