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atto secondo 101


violenti premure

che voglion dir? L’ami tu forse?
Timante.   Invano
farei studio a celarlo.
Demofoonte.   Ah! questa è dunque
delle freddezze tue verso Creusa
la nascosta sorgente. E che pretendi
da questo amor? che per tua sposa forse
una vassalla io ti conceda? o pensi
che un imeneo nascosto... Ah! se potessi
immaginarmi sol...
Timante.   Qual dubbio mai
ti cade in mente! A tutti i numi il giuro,
non sposerò Dircea; nol bramo: io chiedo
che viva solo. E, se pur vuoi che mora,
morrá, non lusingarti, il figlio ancora.
Demofoonte.   (Per vincerlo, si ceda.) E ben, tu ’l vuoi:
vivrá la tua diletta;
la dono a te.
Timante.   Mio caro padre...
  (vuol baciargli la mano)
Demofoonte.   Aspetta.
Merita la paterna
condescendenza una mercé.
Timante.   La vita,
il sangue mio...
Demofoonte.   No, caro figlio: io bramo
meno da te. Nella real Creusa
rispetta la mia scelta. A queste nozze
non ti mostrar sí avverso.
Timante.   Oh Dio!
Demofoonte.   Lo veggo,
ti costan pena: or questa pena accresca
merito all’ubbidienza. Ebb’io pietade
della tua debolezza: abbi tu cura
dell’onor mio. Che si diria, Timante,