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120 xii - demofoonte


parte sol del tuo dono,

quando ti cedo ogni ragione al trono.
Cherinto. E il genitore...
Timante.   E il genitore almeno
non vedremo arrossir. Povero padre!
posso far men per lui? Che cosa è un regno
a paragon di tanti
beni ch’egli mi rende?
Cherinto.   Ah! perde assai
chi lascia una corona.
Timante. Sempre è piú quel che resta a chi la dona.
Cherinto.   Nel tuo dono io veggo assai
     che del don maggior tu sei:
     nessun trono invidierei
     come invidio il tuo gran cor.
          Mille moti in un momento
     tu mi fai svegliar nel petto,
     di vergogna, di rispetto,
     di contento e di stupor. (parte)

SCENA III

Timante e poi Matusio con un foglio in mano.

Timante. Oh figlio! oh sposa! oh care

parti dell’alma mia! dunque fra poco
v’abbraccerò sicuro? È dunque vero
che fino all’ore estreme,
senza piú palpitar, vivremo insieme?
Numi, che gioia è questa! A prova io sento
che ha piú forza un piacer d’ogni tormento.
Matusio. Prence! signor!
Timante.   Sei tu, Matusio? Ah! scusa
se invano al mar tu m’attendesti.