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atto terzo 121


Matusio.   Assai

ti scusa il luogo in cui ti trovo.
Timante.   E come
potesti mai qui penetrar?
Matusio.   Cherinto
m’agevolò l’ingresso.
Timante.   Ei t’avrá dette
le mie felicitá.
Matusio.   No: frettoloso
non so dove correa.
Timante.   Gran cose, amico,
gran cose ti dirò.
Matusio.   Forse piú grandi
da me ne ascolterai.
Timante.   Sappi che in terra
il piú lieto or son io.
Matusio.   Sappi che or ora
scopersi un gran segreto.
Timante.   E quale?
Matusio.   Ascolta
se la novella è strana.
Dircea non è mia figlia: è tua germana.
Timante. Mia germana Dircea! (turbato)
Eh! tu scherzi con me.
Matusio.   Non scherzo, o prence.
La cuna, il sangue, il genitor, la madre
hai comuni con lei.
Timante.   Taci! Che dici?
(Ah, nol permetta il ciel!)
Matusio.   Fede sicura
questo foglio ne fa.
Timante. (con impazienza)  Che foglio è quello?
Porgilo a me.
Matusio.   Sentimi pria. Morendo,
chiuso mel die’ la mia consorte; e volle
giuramento da me che, tolto il caso