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atto terzo 125


pegno del mio perdon... Come! t’involi

dalle paterne braccia?
Timante. Ardir non ho di rimirarti in faccia.
Creusa. Ma perché?
Demofoonte.   Ma che avvenne?
Adrasto.   Ecco il tuo figlio:
consòlati, signor.
Timante.   Dagli occhi, Adrasto,
toglimi quel bambin.
Dircea.   Sposo adorato!
Timante. Parti, parti, Dircea!
Dircea.   Da te mi scacci
in dí cosí giocondo?
Timante. Dove, misero me! dove m’ascondo?
Dircea. Ferma!
Demofoonte.   Senti!
Creusa.   T’arresta!
Timante.   Ah! voi credete
consolarmi, crudeli, e m’uccidete.
Demofoonte.   Ma da chi fuggi?
Timante.   Io fuggo
dagli uomini, dai numi,
da voi tutti e da me.
Dircea.   Ma dove andrai?
Timante. Ove non splenda il sole,
ove non sian viventi, ove sepolta
la memoria di me sempre rimanga.
Demofoonte.   E il padre?
Adrasto.   E il figlio?
Dircea.   E la tua sposa?
Timante.   Oh Dio!
non parlate cosí. Padre, consorte,
figlio, german son dolci nomi agli altri;
ma per me sono orrori.
Creusa.   E la cagione?
Timante. Non curate saperla:
scordatevi di me.